Chiesa di San Luigi Gonzaga
Casaloldo
La chiesetta di S. Luigi Gonzaga e il palazzo annesso
sono le uniche costruzioni superstiti di un ex convento del XVII
secolo. Questa cappella Palatina, dotata di elegante campaniletto, è
annessa al Palazzo padronale di origini gonzaghesche, la cui facciata è
stata rimaneggiata nel tardo ’800.
La chiesetta, in muratura, fu eretta in onore di San Luigi Gonzaga
dalle nipoti Cinzia, Olimpia, Gridonia nel 1645, fondatrici
dell'istituto delle Vergini di Gesù di Castiglione delle
Stiviere, che abitarono frequentemente nel palazzo annesso, insieme con
altre religiose.
Lo prova una scritta posta sopra l'ingresso laterale della chiesa,
situata su un lato dell'elegante portico interno del palazzo: il "sacro
edificio fu costruito a Dio e a S. Luigi Gonzaga per la pietà
delle Venerabili Nipoti del Santo e per la comodità loro e degli
antichi abitanti del luogo". L'edificio sacro era infatti già
esistente nel 1654 – intitolato al Beato Luigi Gonzaga -, mentre
nel 1902 era dedicato a San Luigi Gonzaga.
L'istituto delle Vergini di Gesù era proprietario anche del
podere Turca e del podere Duranda sempre a Molinello di Casaloldo. Il
Fondo Molinello era in origine costituito dal palazzotto signorile con
annessa chiesa palatina, situato nel cuore del piccolo centro abitato,
e da una congrua dotazione di terreno agricolo. Il Molinello venne
acquistato dallo zecchiere dei Gonzaga di Castiglione delle Stiviere
Giovanni Antonio Aliprandi, padre di Elena e nonno delle tre fondatrici
del collegio delle Vergini di Gesù, che poterono così
contare su questa proprietà fin dalla costituzione del collegio
nel 1608.
La bella chiesetta, la cui semplice facciata è stata ingentilita
nel tardo Ottocento da una grondaia in legno e da alcuni stucchi,
è dotata di un elegante e ben proporzionato campanile.
Sopra la porta principale della chiesa è posta una lapide che
porta la data della dedicazione a Luigi Gonzaga dopo un restauro dei
primi del Settecento voluto dalla società delle Vergini di
Gesù.
Pur nella sua semplicità, l'interno, restaurato alla fine del XX
secolo, è caratterizzato da un armonioso equilibrio dei volumi,
secondo i dettami di un sobrio stile barocco. L'unica navata ha volta a
botte; il presbiterio, più piccolo della navata e a pianta
quadrata, è pure voltato a botte; le pareti sono scandite da
lesene che reggono il bel cornicione in stucco. L'altare in legno
dipinto e dorato è del XVIII secolo; nel bel dossale, realizzato
in stucco, vi è la pala con San Luigi e Santa Francesca Romana.
In origine la chiesa era dotata di preziosi arredi sacri e di una serie
di medaglioni di pregevole fattura.
(wikipedia)
Chiesa dei Disciplini
Casaloldo
La chiesetta dei Disciplini è anche dedicata a S. Rocco, al Santissimo Sacramento e all'Immacolata Concezione.
La
chiesa, detta dei Disciplini, è situata in piazza Giacomo
Matteotti, sull'angolo con via Trieste. Sorge al limite dei fabbricati
che formano corpo unico con via Dante Alighieri e via Trieste, un tempo
“contrada del pozzo”: sul muro di una delle costruzioni di
quest'ultima via si notano infatti le caratteristiche murarie di un
pozzo per l'approvvigionamento dell'acqua. È intitolata a san
Rocco e al Santissimo Sacramento, come si legge sull'iscrizione sopra
la porta d'ingresso, ma durante il XIX secolo fu dedicata
all'Immacolata Concezione.
Fu
forse edificata già nel XVI secolo, in quanto è attestata
per la prima volta nel 1580, e poi rimaneggiata nel XVII secolo con
l'aggiunta di una facciata in stile barocco. Nel 1580 era detta
“oratorio di San Rocco o dei Disciplini”: era piccola e non
consacrata, con un unico altare dove si celebrava messa dodici volte
l'anno, con l'imposizione di una spesa annua di 30 lire, ed era retta
da un priore, un segretario e due consiglieri. La ricostruzione, in
muratura, avvenne probabilmente nel 1621 su una proprietà della
parrocchia. In seguito la sua esistenza è testimoniata nel 1654,
e di nuovo nel 1902, in entrambi i casi con l'intitolazione a San
Rocco. Probabilmente all'inizio dell'Ottocento fu incamerata dallo
Stato, quindi riscattata dal parroco nel 1890 per dedicarla
all'Immacolata. Fu perduta nuovamente, non dal punto di vista del
possesso ma del culto, ad opera delle truppe tedesche d'occupazione,
che la trasformarono in magazzino durante la seconda guerra mondiale.
La facciata, delimitata da paraste con capitello corinzio, termina con
una cimasa mossa coronata da pinnacoli di marmo e croce apicale. Il
portale di ingresso barocco è ingentilito, come la finestra
soprastante, da modanature e cornici in intonaco.
Annesso
alla chiesetta vi è un piccolo campanile seicentesco a doppia
galleria. L'interno è andato completamente perduto. Unici
reperti rimasti sono il gonfalone dei Disciplini, conservato nella
chiesa parrocchiale di Casaloldo, e un'immagine in marmo del volto di
Cristo, con il simbolo della disciplina, attualmente murato in una casa
di via Trieste. La piccola chiesa di San Rocco è per lo
più chiamata dei Disciplini in quanto anticamente era il tempio
della confraternita dei Disciplini Bianchi, che si infliggevano
penitenze, e questo a testimonianza della tenace identificazione
dell’edificio con la confraternita alla quale appartenne. Tale
confraternita è testimoniata come presente nella parrocchia di
Casaloldo per la prima volta nel 1566, insieme all'altra del
“Corpo di Cristo” o del “Santissimo
Sacramento”, e successivamente nel 1580.[9] In origine, oltre
alla chiesa stessa, anche buona parte degli edifici confinanti erano di
proprietà della confraternita dei Disciplini Bianchi ed in
particolare, sul fianco sinistro, vi era una stanza annessa alla
chiesetta che fu venduta nel 1892. Dopo la probabile riedificazione del
XVII secolo, nel tempo la chiesetta non ha subito particolari
trasformazioni esterne.
Oggi
è sconsacrata. All'esterno, sul fianco destro, nell'angolo con
la facciata, è stato murato un cippo miliario veneziano,
dell'anno 1756, forse proveniente dal poco distante antico confine tra
la Repubblica di Venezia e il territorio di Mantova; esso reca
l'iscrizione: “178 1756”. Lo stato di conservazione
è buono per la struttura esterna, ma pessimo per l'interno;
l'edificio è attualmente di proprietà ecclesiastica ed
è normalmente chiuso al pubblico; tuttavia viene aperto in
occasione di particolari festività o sagre per ospitarvi la
pesca di beneficenza parrocchiale.
(wikipedia)
Oratorio dei Santi Vito, Modesto e Crescenzia
Casaloldo
Da
uno studio delle linee architettoniche, il piccolo tempio, in muratura,
si può far risalire al XV secolo o al XVI. Era già
sicuramente esistente nel 1566.
Storicamente,
riguardo alla giurisdizione ecclesiastica, l'oratorio campestre di San
Vito nel 1566 era compreso nell'elenco degli oratori dipendenti dalla
parrocchia di Castel Goffredo, come nel 1603 e nel 1654;
successivamente scompare dalle pertinenze della parrocchia di Castel
Goffredo per apparire in quelle della parrocchia di Casaloldo.
Sebbene
la chiesetta sia intitolata a san Vito, a san Modesto e a santa
Crescenzia, è nota soprattutto con il nome Madonna di San Vito.
Secondo la tradizione, infatti, la Madonna in questo luogo sarebbe
apparsa a una bambina sordomuta, guarendola. Quando infuriava la
seconda guerra mondiale, soprattutto negli anni 1944 e 1945, l'oratorio
era meta continua di visite, rifugio sicuro per tanta gente, luogo di
preghiera e di speranza. L'oratorio è stato completamente
rimaneggiato alla fine degli anni quaranta, forse perché
fatiscente. Sono andati perduti la volta affrescata, il vecchio altare
e la cinquecentesca statua della Madonna, in terracotta.
L'oratorio
di San Vito faceva forse parte di un ex lazzaretto. La facciata
intonacata dalle linee semplici è coronata dal timpano e
presenta un portale in marmo sovrastato da un rosone, al cui fianco si
trova un campanile, snello ed elegante, con monofore balaustrate.
L'interno
dell'oratorio è a navata unica con soffitto a capanna; il
presbiterio, a pianta rettangolare e più stretto della navata,
è coperto da una volta a botte.
L'interno della chiesetta conserva un altare in marmo con soasa lignea
e dorata in stile barocco, una statua della Madonna in trono, una
migliore nella piccola sagrestia del tardo Cinquecento, una copia
– l'originale è stato trasferito nella chiesa parrocchiale
di Casaloldo - di un quadro, antica pala d'altare, raffigurante la
Madonna con i santi Carlo Borromeo, Vito, Modesto, Crescenzia, del XVII
secolo, firmato G.B. e datato 1614.
Fra gli oggetti sacri, un delizioso calice del Cinquecento e una pietra
tombale pavimentale con stemma dei Gandolfini, che ricorda
probabilmente gli antichi proprietari del fondo terriero su cui fu
costruita la chiesa.
Negli anni novanta sono stati portati a termine interventi di restauro
sia della chiesetta – a cura della parrocchia di Casaloldo - che
della casa rurale annessa – a cura della parrocchia di Asola -.
Quest'ultima è ora adibita a base scout AGESCI.
Per quanto riguarda la chiesa, dopo due lotti di lavori realizzati
negli anni 1997 e seguenti, è stata sostituita una trave del
tetto, è stata risanata la sagrestia, il presbiterio è
stato adeguato alle ultime norme liturgiche, è stato messo a
norma l'impianto elettrico; il tempio è stato inoltre dotato di
un arredo decoroso: nuovi banchi, tinteggiatura dell'interno, quadretti
per le stazioni della Via Crucis, nuovi mobili per la sagrestia. In
seguito a questi interventi, lo stato di conservazione dell'oratorio
può essere definito buono.
La chiesa è aperta al pubblico e visitabile in occasione di
funzioni liturgiche di carattere mariano tenute dalla parrocchia di
Casaloldo. La casa è gestita dagli scout.
Parrocchia di Casaloldo
Nella visita
pastorale del 1566 viene riportato che la parrocchiale di Casaloldo ha
“sub eius cura ecclesia diruta sub vocabulo Sancti Ambrosi campestrem” (Guerrini 1940b).
Dal “Catalogi quatuor compendiarii quos Coelum sanctae brixianae
ecclesiae circumplecitur”, oltre alla parrocchiale "Santa Maria e
Sant’Emiliano", nel 1654 vi erano la chiesa di San Rocco, la chiesa di Sant’Emiliano, la chiesa del Beato Luigi Gonzaga (Guerrini 1918).
Dalla visita pastorale del 1902 si ha notizia della chiesa di San Rocco, della chiesa di Sant’Emiliano, della chiesa di San Luigi Gonzaga e della chiesa di San Vito (Visita Origo 1901).
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