Ex chiesa dell'Assunzione

Susano, fraz. di Castel d'Ario



La chiesa e l'annesso convento dei padri domenicani vennero commissionati nel 1614 dal conte Paolo Emilio Gonzaga dei Gonzaga di Novellara, proprietario della tenuta di Susano, all'architetto Antonio Maria Viani. Nel 1619 fece dono dell'intero complesso ai religiosi, che lo occuparono a partire dal 1622.
Nel 1768 divenne proprietaria della tenuta la duchessa di Massa e Carrara Maria Teresa Cybo-Malaspina, figlia di Ricciarda Gonzaga e moglie del duca di Modena e Reggio Ercole III d'Este.
Il convento venne soppresso nel 1787 per disposizione dell’imperatore Giuseppe II. Alla fine dell'Ottocento iniziò, a causa dell'incuria, il declino del complesso, che venne restaurato negli anni 1992-1993.
La chiesa ha subìto, tra il 1970 e il 1985, il furto di importanti opere d'arte al suo interno, tra cui sette tele di Francesco Borgani, una tela di Pietro Facchetti e due di Francesco Marcoleoni.
Nella chiesa, sotto la cupola, venne sepolto Paolo Emilio Gonzaga (?-1619), fondatore dell'edificio religioso.
L’interno della chiesa a doppia pianta centrale, presenta un’aula a base quadrata con volta a crociere a cui si affianca il presbiterio coperto da una cupola semisferica. Adiacente alla chiesa si trova il chiostro rettangolare, scandito da pilastri a coppie di lesene, con al centro una vera da pozzo seicentesca.
(wikipedia)






Oratorio della Beata Vergine del Carmine
 Corte Grande  Castel d'Ario




XVI– XVIII secolo, edificio di culto del 1635

E’ datata 1635 e reca la scritta “SANCTA MARIA ORA PRO NOBIS” la campana tuttora esistente presso i proprietari del palazzo, mentre l’aggiunta dell’oratorio alla casa padronale risulta sia nel disegno della corte fatto da Doriciglio Moscatelli nel 1687, sia soprattutto nello schizzo planimetrico del 1719, entrambi conservati presso l’Archivio di Stato di Mantova.
Che l’oratorio sia dedicato alla Madonna è poi attestato, oltre che dall’appena ricordata iscrizione sulla campana, anche dall’affresco che sovrasta la porta d’ingresso dell’oratorio stesso, ora appena leggibile. Raffigura infatti la Madonna del Carmelo che consegna lo scapolare al frate carmelitano san Simone Stock.
Successiva a questi “arredi” è invece la pala d’altare interna, che la storica dell’arte Renata Casarin data nella prima metà del Settecento e definisce di ambito veronese. Nel dipinto, la Madonna è con il Bambino in braccio
sulle nubi e guarda sulla terra ai santi Sebastiano e Rocco, raffigurati in primo
piano.
Nel tempo, infatti, l’intitolazione dell’oratorio è cambiata, come si evince soprattutto dai resoconti delle Visite Pastorali dei vari vescovi che riguardano non solo la chiesa parrocchiale di Castel d'Ario, ma tutti gli altri luoghi di culto del paese e quindi anche l’oratorio di Corte Grande. Esso risulta dunque ancora intitolato alla Beata Vergine del Carmine nel 1825 (Visita Pastorale Bozzi); alla Madonna e ai santi Fabiano, Sebastiano e Rocco nel 1838 (Visita Pastorale Bellè); a san Sebastiano martire nel 1901 (Visita Pastorale Origo).
L’oratorio era comunque sorto come privato e all’inizio veniva utilizzato dai Padri per celebrarvi la Messa solo quando dovevano fermarsi per qualche giorno nella Corte, o per affari, o per riposo.
Ma nel 1783 l’Ordine dei padri Carmelitani era stato soppresso dall’imperatore austriaco Giuseppe II (padrone di Mantova dal 1708, dopo l’ingloriosa fine dell’ultimo Gonzaga, Ferdinando Carlo). Corte Grande passa al signore del paese, che si chiama Castellaro fino al 1867, e che dal lontano 1082 era feudo del vescovo di Trento. Ma per poco, perché nel 1796 i Francesi di Napoleone occupano il Mantovano e quindi anche Castellaro ed i beni del vescovato trentino diventano Beni nazionali.
L’oratorio viene aperto solo in determinate occasioni. Per tutti i Casteldariesi è la chiesetta di Corte Grande, intitolata ai santi Fabiano e Sebastiano e fino a qualche anno fa, il 20 gennaio, ricorrenza dei due patroni, si faceva festa grande: una piccola Sagra, con celebrazione della Messa e poi divertimenti vari tra cui la scalata della cuccagna e la rottura delle pignatte.
Oggi è chiuso, forse sconsacrato, ma conserva il suo bel risalto nel lungo fronte della Corte.



Parrocchia di Castel d'Ario

Nel territorio della parrocchia di Castel D'Ario erano presenti un oratorio pubblico in località Ronchesana, dei Padri Carmelitani, che lo ereditarono dalla famiglia Gherardi e un oratorio privato di proprietà dei Padri Carmelitani di Mantova, che talvolta vi soggiornavano e vi celebravano (Visita Cattaneo 1676).


Parrocchia di Villagrossa

Nel territorio della parrocchia è presente una piccola cappella sul quadrivio della via del Comune di San Giorgio verso la città e verso Castiglione Mantovano, da molto non più celebrata, che il vescovo Cattaneo provvede a dichiarare sospesa, e ordina che sia chiusa e distrutto l'altare (Visita Cattaneo 1676).
All’inizio del secolo XX sono invece attestati gli oratori (della famiglia Dall'Oca), oratori della Visitazione di Maria Vergine e San Giovanni Nepomuceno (della famiglia Grossi di Roma), di San Giovanni Bono (della famiglia Bonoris) e della Maternità di Maria Vergine (della famiglia Guy); di essi solo il primo è aperto al culto (Visita Origo 1901).