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Corte Antonia:
Tempietto commemorativo
i morti di peste del 1630
Il tempietto
nella
cui edicola s’intravede una maiolica con dipinto S. Francesco da
Paola, commemora coloro che qui morirono di peste a seguito del sacco
di Mantova ,operato nel 1630 dalle truppe lanzichenecche .“ Siste
, viator, lege, commiserare,/ Ducenti et amplius ex utroque sexu hic
jace/mus cum multis aliis olim huius et vicinarum / villarum colonis.
Dum Germanus exercitus, qui / jussu Ferdinandi II Imperatoris Mantuam,
commu/ nem nostram patriam diripuit, late in agro/ omnia devastret,
Johannis Luzzarae pietate/ his muris excepti, sed postea aerumnis,/
otio, peste confecti , et demum, tumultuaria opera, profano/ que hoc
caespite, prout tum licuit, tecti. Hoc/ volumus ne nescires. Abi et, si
libet , requiem aeternam hic novissimum diem expectaturis/ apprecare
» .« Fermati, o viandante, leggi e compiangi. In più
di duecento fra uomini e donne qui giacciamo con molti altri, un tempo
contadini di questo e dei vicini poderi. Mentre l’esercito
germanico, che per ordine dell’imperatore Ferdinando II
saccheggiò Mantova , nostra patria comune , devastava ogni cosa
per la campagna, fummo accolti fra queste mura per la cristiana
carità di Giovanni Luzzara, ma in seguito morimmo per i
travagli, l’inerzia e la peste e , alla fine alla rinfusa , in
questa terra non consacrata, come allora fu possibile, fummo sepolti.
Questo volevamo che tusapessi. Vai e, se credi, invoca il riposo eterno
per noi che qui aspetteremo il giorno del giudizio “.
Oratorio di S. Giuseppe (1726)
La cappella di gusto barocco, oggi in stato rovinoso,
è annessa alla corte e dedicata a S. Giuseppe. La volle nel 1726
il medico Giuseppe Ghidini, ufficialmente per sopperire
all’impossibilità della vecchia madre più che
ottantenne di recarsi alla parrocchiale di S. Michele, poiché
ritenuta troppo lontana. La famiglia Ghidini tra le più notabili
del paese principia qui con Giovanni, capitano della rocca di Marcaria
(1595) e si insedia alla Mirandola. Nel ‘700 parte della corte
è posseduta anche dai Calza. Prima di morire nel 1784 Don
Antonio Calza, già parroco del paese da 38 anni, la lasciava in
legato con più di cento biolche di terreno per fornire di dote
le zitelle povere del paese. La Mirandola , tipica corte chiusa con
l’edificio padronale al centro e un ingresso con vano sovrastante
a torretta è più ispirata a modelli cremonesi che
mantovani. L’oratorio prima del crollo del tetto aveva il
soffitto a volta e un solo altare con la pala rappresentante S.
Giuseppe già da decenni trafugata. Dal lato destro
dell’altare si accedeva alla piccola sagrestia di forma quadrata
con volta a crociera. Al centro della stessa era visibile un medaglione
affrescato con un grazioso e pregevole putto barocco. L’edificio
negli anni cinquanta era ancora officiato il 19 marzo, data in cui la
popolazione locale, oltre a festeggiarne il titolare , qui conveniva
ogni anno a celebrare festosamente anche l’arrivo della primavera.
Oratorio di S. Anna
L’oratorio di S. Anna già annesso al
retrostante palazzo padronale si affaccia su Via Campo Pietra con
doppio ordine di lesene sormontate da timpano. L’interno barocco
ha il soffitto a volta ed è rischiarato da una luce soffusa
mitigata da cinque belle vetrate policrome . Vi sono tre altari , di
cui due piccoli laterali con tele di Maria con Bambino e di S.
Giuseppe. Sospesa sull’altare maggiore incombe una tela barocca
che rappresenta la scena di S. Anna che guarda teneramente Maria
giovinetta intenta a leggere un libro. Una lapide murata nel
presbiterio e un’altra nella piccola sagrestia ricordano antichi
proprietari. Non si conosce quando e da chi sia stato eretto
l’edificio. Nel Catasto teresiano (1776), vi preesiste una casa
annessa al vicino palazzo di villeggiatura in cui figurano i fratelli
Bertolasi Alberto e Giacomo, livellari al priorato di S. Stefano
goduto dal marchese Francesco Castiglioni.
“Alla Chiesolina:
l’oratorio della Corte Patrimoniale”
Definita nel Catasto Teresiano (1756) “al
Chiesolino”, la corte Patrimoniale presenta al suo interno un
insolito oratorio per secoli al servizio della corte padronale, anche
se alcuni elementi dell’edificio , quali la presenza di un vero e
proprio campanile, paiono configurarne una passata funzione autonoma.
L’esterno, dopo il recente restauro che ha evidenziato i mattoni
a vista, tradisce le antiche dimensioni e denuncia l’orribile
sopralzo dello stabile costruito per ricavarvi un vano superiore. Anche
il bel campanile, dalle fattezze romaniche, è stato rialzato a
partire dalla seconda monofora col rifacimento completo della cella
campanaria merlata. Internamente la chiesa di foggia settecentesca
presenta una volta incannicciata col cielo stellato dipinto
d’azzurro. Nel pavimento una lastra tombale, rimossa e qui
trasportata, e un epitaffio lapideo murato in una parete ricordano
antichi proprietari di fine ‘700 e inizi ‘800. Vi si
conservano alcuni dipinti: una Madonna Addolorata trafitta di spade e
un Santo Vescovo (S. Anselmo?) con angioletti. Sulla parete di sinistra
fa mostra di sé un curioso crocefisso ligneo, realizzato con
particolare verismo per la presenza dei genitali e che ancora oggi
è oggetto di particolare devozione. Si racconta come un tempo,
dopo una sciagurata grandinata, cinque fratelli qui proprietari lo
percuotessero sui tutori del vitigno devastato, rimanendone presto ad
uno ad uno puniti con la perdita della vita. Oggi l’edificio
è oggetto di visita durante il Rosario di maggio e il parroco di
Gabbiana vi celebra la messa il giorno del Corpus Domini.
L’oratorio non ha titolo conosciuto e non se ne conoscono le origini; la ricerca
di una scomparsa località nominata S.Vito nella corte di
Campitello, documentata in atti vescovili della metà del
‘200, parrebbe qui aver trovato un inaspettato e plausibile
indizio.
Oratorio di S. Girolamo
Cesole
L’oratorio di Villa Negri (già dei
marchesi Bianchi) , in fregio alla via principale del paese ha la
facciata neoclassica scandita da quattro lesene sormontate da timpano.
Dal lato sinistro dell’edificio, entro il recinto padronale,
spunta un campaniletto con una sola campana. L’interno a
similitudine dell’esterno è sobrio ed elegante: ha il
tetto a volta ed è caratterizzato dalla presenza agli angoli
della testata da due lesene sormontate da un arco a tutto sesto che ne
simulano l’abside. L’altare è lineare, mosso appena
dalla bicromia dei marmi bianco e rosso di Verona. L’antica icona
della chiesa, sostituita da un crocefisso ligneo, oggi è
visibile nella parrocchiale. Vi si rappresenta S. Girolamo penitente,
titolare dell’oratorio ed è opera barocca dei primi del
‘700 del pittore parmense Giovanni Canti. L’attuale
edificio fu costruito dopo il 1775 (non compare nel Catasto Teresiano),
al posto di quello preesistente e demolito per creare l’attuale
nuovo ingresso alla corte. Dedicandolo a S.Girolamo, certo
s’intese ricordare quel Girolamo Bianchi, che nel 1594 aveva
acquistato il palazzo dal duca Vincenzo.
Oratorio del cimitero
Marcaria
(sec. XI - riedificato nel 1493)
Riedificato nel
1493 su un preesistente edificio medioevale, di cui oggi sopravvive
solo l’abside centrale, è citato già in un
documento del 1033.
All’interno, gli affreschi votivi per lo più di fine
‘400 sono di gusto“Madonnaro”, altri di recente
scoperta rievocano suggestioni mantegnesche.
Un capitello scolpito in pietra con colonna ascrivibile al sec.IX sorregge l’acquasantiera.
Durante lavori di scavo, sono emerse sulla destra dell’edificio le fondamenta dell’antico campanile medioevale insistente su una tomba alla cappuccina.
Chiamata in antico “S. Giovanni del Campo”, fu santuario, lazzaretto e infine chiesa cimiteriale dalla fine del ‘700, allorché il Governo austriaco, in ossequio a criteri
di salute pubblica, allontanò i cimiteri dagli abitati.
Oratorio del cimitero
Oratorio San Giovanni Battista
Relazione Comune Marcaria
Parrocchia di Cesole
Dalla visita pastorale del 1776 si ha notizia
che dalla parrocchia di San Benedetto,
inclusa nel comune di Marcaria, dipendeva
l’oratorio di San Girolamo (Visita Pergen
1775), mentre nella visita pastorale del 1900
si fa menzione dell’oratorio di Santa Maria
(Visita Origo 1901)
Parrocchia di Marcaria
Già dal 1033 è documentata la
presenza delle chiese di San Pietro, di Santa
Maria e di San Giovanni (Chizzoni 1987). Le
ultime due sono menzionate anche nella
visita pastorale del 1544, dove si precisa che
sono tenute da un capellano (Putelli 1934).
La chiesa di Santa Maria "de Marcharegia" è
compresa nell'elenco riportato nel "liber
decime imposite Mantuano clero" degli anni
1295-1298 (Lombardia et Pedemontium
1990).
Nella visita apostolica del 1575 si
specifica che la chiesa di San Giovanni
Battista “qui olim et parrocchialis fuit”, mentre
la seconda chiesa “sub titolo prioratus Beate
Mariae”, era tenuta da un “rector” (Visita
Peruzzi 1575).
Nella visita pastorale del
1777, oltre all’oratorio di San Giovanni
Battista, vengono nominati gli oratori della
Madonnina dell’Argine, quello di Sant’Anna, quello di Maria Santissima (Visita Pergen
1775).
Nella visita pastorale del 1902, sono ricordate le chiese di San Giovanni
Battista, e di Sant’Anna (Visita Origo 1901).
Parrocchia San Michele in Bosco
Nella visita pastorale del 1777, viene
nominato l’oratorio di “ius patronato” di
Girolamo Ghidini (Visita Pergen 1775).
Nella
visita pastorale del 1900, è ricordata la
chiesa di San Giuseppe (Visita Origo 1901).
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